GEOMETRIA
01 - LE PRIMITIVE

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La parola stessa "geometria" deriva dal greco "geo" (gew)  che vuol dire terra e "metria" (metria) che vuol dire misura.
Geometria quindi è "misura della terra", e nasce probabilmente in Egitto, dove il Nilo periodicamente allagava i terreni e quindi ogni volta era necessario ripristinare i confini delle proprietà (si qui è mio, sin qui è tuo).

Nasce quindi come una materia essenzialmente "pratica", legata all'esperienza diretta e alla misura "sul campo".
Questa geometria, che è poi quella che studiamo alle elementari e alle medie, è una geometria "intuitiva".
E' lo studio delle figure geometriche basato essenzialmente sull'osservazione e sul calcolo.
Impariamo le proprietà delle figure: come si calcolano area e perimetro, il Teorema di Pitagora ... Ma non ci poniamo il problema di mettere qualcosa in discussione.
E' così perché ce lo dicono, diciamo che andiamo sulla fiducia.
Questo tipo di approccio ha un limite: non si può andare oltre ciò che possiamo percepire con i nostri sensi, mentre oggi le necessità scientifiche richiedono modellazioni geometriche di entità a ben più delle 3 dimensioni che possiamo percepire.

Direi che da Galileo in poi si è capito che si poteva descrivere il mondo fisico con leggi matematiche e che Einstein ha dimostrato che non solo lo si può descrivere, ma che quando i calcoli matematici ci fanno vedere una fisica diversa da quella che ci sembrerebbe "reale" perché legata ai nostri sensi ... è la matematica ad avere ragione.
La fisica descritta dalla matematica è "più vera" di quella che possiamo verificare con i nostri sensi.
Si sviluppa allora un'altro tipo di geometria.

Se vogliamo definire "geometria intuitiva" quella di cui abbiamo parlato sin'ora, definiremo "geometria razionale" una geometria che deve essere descritta, passo passo, da ragionamenti logici deduttivi.
Si parte cioè da poche premesse e mediante ragionamenti rigorosi (senza dare niente per scontato o, come piace a me, senza "pregiudizi") si descrivono le proprietà delle figure geometriche che a questo punto non sono più limitate come dimensioni (possiamo trattare linee o piani o spazi infinitamente grandi o infinitamente piccoli) o dalla forma (possiamo, ma non lo faremo qui, trattate figure a n dimensioni, calcolandone le proprietà anche se non siamo in grado nemmeno di immaginarle).
Le premesse saranno ancora "intuitive", nel senso che comunque da qualcosa occorre pur partire.
Chiamiamo queste premesse "PRIMITIVE", e sono le figure di cui non diamo una descrizione razionale, ma che accettiamo come note sin dall'inizio.

LE PRIMITIVE

Occorre quindi partire da concetti condivisi (cioè su cui siamo tutti d'accordo).
I primi che incontriamo, legati anche al concetto stesso dello spazio che sappiamo immaginare sono:
  • Il punto - Tutti abbiamo ben chiaro cos'è il "punto":  è una posizione nello spazio, il "punto" in cui si appoggia la matita, dove comincia o finisce una linea ...
    Il punto non ha dimensioni, è piccolo, piccolissimo. E' un "puntino".
    Nella notazione (rigorosa) che osserveremo da ora in poi lo indicheremo sempre con una lettera maiuscola (punto A, punto B ...).
     
  • La retta - Qui la cosa è un po' meno immediata, la retta è un insieme di punti "allineati". Come ho premesso non è semplicissimo descrivere la retta in modo rigoroso, soprattutto sarebbe complicato il concetto di "allineato", che di fatto implica già il sapere cosa è una linea (e quindi una retta). Appunto per questo rientra nelle "primitive", cioè nelle figure (o entità geometriche) che diamo per conosciute senza essere in grado, realmente, di descriverle.
    La retta è un'entità "monodimensionale" cioè che si sviluppa solo lungo una direzione (appunto una linea).
    Le rette le indichiamo normalmente con una lettera minuscola (retta a, retta b, retta r ...).
     
  • Il piano - Anche per questa "primitiva" la definizione è complicata. Diamo per scontato che ognuno di noi abbia "intuitivamente" il concetto di piano. Piana è la scrivania alla quale sto scrivendo, il pavimento della stanza, la superficie piana di un tecnigrafo o di un banco. Piana è la superficie del foglio di carta sul quale disegneremo.
    Nella nostra notazione i piani o le porzioni di piano (vedremo tra un attimo di cosa stiamo parlando) li indichiamo con una lettera greca minuscola (ad esempio α alfa, β beta, γ gamma).

Per essere chiari, da qui in poi considereremo solo figure "piane", cioè che possano esser disegnate su un piano o, se preferite, sul foglio di carta.

Immediatamente derivati da questi concetti primitivi ne possiamo identificare altri, che ci limitiamo a definire:
  • La semiretta - E' una parte di retta che ha origine in un punto preciso e, sull'altro lato, si sviluppa all'infinito
     
  • Il segmento - E' una porzione di retta delimitata da due punti, e quindi "misurabile"
     
  • Il semipiano - E' una piano delimitato da una retta, continua ad avere dimensioni infinite ma è "limitato", nel senso che non contiene la parte di piano che sta al di là della retta che lo delimita.

Il segmento si può misurare. Preso un segmento di misura unitaria unificata (cioè scegliamo una unità di misura, noi di solito usiamo il metro, con multipli e sottomultipli, ma andrebbe bene un qualsiasi segmento "campione" ) vediamo quante volte questo "sta" nel segmento che vogliamo misurare e affermiamo che questo è lungo "n volte" la nostra unità di misura.
Tante parole per esprimere un concetto che in realtà conosciamo bene: "il segmento AB è lungo 25 cm ..."

Il piano può essere delimitato anche da due rette, che possono essere parallele (striscia) o coincidenti.
In questo caso si parla di "angolo", e il punto dove le due rette si incontrano e si "tagliano" (parliamo quindi di semirette) lo chiameremo VERTICE.

Un angolo si può "misurare".
Come per le misure lineari, anche qui basta mettersi d'accordo su quale unità di misura utilizzare.
Ma mentre per le linee a nessuno viene in mente di utilizzare lunghezze che non siano "metriche" (in navigazione utilizziamo le miglia marine, ma in nessun libro di geometria ci verrebbe in mente nemmeno di citarle), per gli angoli i modi di misurarli non sono così immediati e siccome in realtà si possono facilmente incontrare tutti (ad esempio quando utilizziamo la calcolatrice) vale la pena perdere qualche istante per capire di cosa si tratta.

La misura che siamo abituati a trattare è quella in gradi sessagesimali (cioè ogni grado lo si fraziona in 60 primi e ogni primo in 60 secondi). Conosciamo bene questo sistema di misura per cui un angolo piatto è 180° (si legge 180 gradi). Si definisce angolo RETTO l'angolo che è la metà dell'angolo piatto, e quindi nel nostro sistema sarà di 90°.
Sulla calcolatrice troviamo questa impostazione sotto la sigla "DEG" che sta per DEGREES in inglese.
 
In matematica spesso preferiamo utilizzare la misura in "radianti" (sulla calcolatrice RAD).
Sono misure "lineari", cioè riferite ad una "lunghezza" che è la misura dell'arco di circonferenza (vediamo dopo la definizione, ma diamo per ora per scontato che almeno intuitivamente si sappia di cosa stiamo parlando) descritto dall'angolo che vogliamo misurare e valutato su una circonferenza di raggio unitario (cioè con raggio uguale a 1).
Siccome sappiamo che la circonferenza è diametro per pi greco (π), e il diametro due volte il raggio "uno", avremo circonferenza = 2π, l'angolo piatto sarà π e l'angolo retto π/2.

C'è poi ancora un altro sistema per misurare gli angoli.
E' il sistema "decimale", voluto da Luigi XVI in Francia, poco prima della Rivoluzione Francese.
Semplicemente si divide l'angolo retto in 100 gradi centesimali (gon) e ogni grado in 100 primi e ancora in 100 secondi.
Per quanto sia di fatto poco utilizzato è in realtà più semplice rispetto al sistema sessagesimale (esattamente come lo è fare i conti in base 10 piuttosto che in base 60) .
E' dividendo la circonferenza in gradi e primi centesimali che si trova l'unità di misura fondamentale del metro (millesima parte del km). 
Gli studenti ci incappano spesso per errore impostando la calcolatrice su GRAD (GRADIENTE) credendo di averla impostata in gradi sessagesimali (DEG) e quindi trovandosi i risultati sbagliati.

Sempre come definizioni, chiamiamo angolo piatto quello formato da due semirette che sono contenute in una unica retta (una prosegue l'altra), chiamiamo retto la metà di un angolo piatto e angolo giro il doppio di un angolo piatto.
Due angoli si dicono complementari se la loro somma è un angolo retto, supplementari se la loro somma è un angolo piatto, opposti al vertice se formati dall'intersezione di due rette, come in figura, e consecutivi se hanno in comune il vertice e un lato.
Altri concetti che vanno introdotti sono sicuramente quello di "uguaglianza" tra due figure e quello di "maggiore" o "minore"  tra due elementi ovviamente confrontabili.
Diciamo che due figure sono "uguali" se esiste un movimento rigido (cioè traslazione e rotazione, senza deformarle) che le possa sovrapporre e una volta sovrapposte tutti i punti di una coincidano con i corrispondenti punti dell'altra.
Ad esempio in figura i poligoni A e B sono uguali perché posso spostare e ruotare A fino a farlo coincidere esattamente con B.

Nota "polemica" : Ho notato che oggi in tutti i testi scolastici due figure uguali si dicono "congruenti" (e non più "uguali"). Sono andato a vedere nei testi che utilizzavo io al liceo e sebbene venisse considerato anche il termine "congruenti" due figure uguali venivano semplicemente dette "uguali". Siccome a me sembra decisamente più semplice il termine "uguali" e non vedo perché devo complicare artificiosamente una materia che di per se potrebbe già non essere semplicissima utilizzando terminologia non "comune" (mai sentito dire al mercato "quelle due melanzane sono congruenti"), io preferisco continuare ad utilizzare il termine "uguali".
Non credo di commettere reato.
Per le proprietà di "maggiore" e "minore" occorre definire dei valori dimensionali. In genere una figura è maggiore di un'altra se esiste un movimento rigido che può sovrapporle e una volta sovrapposte la figura maggiore "contiene" integralmente la figura minore.
Ma è un concetto sul quale torneremo quando ne avremo bisogno.
L'eguaglianza delle figure gode delle seguenti proprietà (non si dimostrano, sono ASSIOMI o POSTULATI, termini che spigheremo più avanti).
  • Proprietà "RIFLESSIVA" - Ogni figura è uguale a se stessa (direi che non vale perderci tempo)
  • Proprietà "SIMMETRICA" - Se una figura A è uguale ad una figura B allora anche la figura B è uguale alla figura A (anche qui è un concetto di reciprocità, non così immediato come il precedente, ma direi abbastanza intuitivo).
  • Proprietà "TRANSITIVA" - Se una figura A è uguale ad una figura B e la figura B a sua volta è uguale ad una figura C allora anche la figura A è uguale alla figura C (qui secondo me vale la pena perdere due secondi a "convincersene" ... vuol dire che se io dimostro che A è uguale a B e che B è uguale a C, allora ho dimostrato anche che A è uguale a C, e questo magari direttamente non potevo farlo)

I POSTULATI DI EUCLIDE

Per poter fare dei ragionamenti occorre assegnare delle proprietà "elementari" alle nostre primitive, e anche queste proprietà gliele assegniamo senza dimostrarl.
Sono cioè degli ASSIOMI o POSTULATI (affermazioni non dimostrabili ma assunte come vere).
I postulati da cui partiamo con la nostra geometria razionale sono stati enunciati da Euclide, greco, vissuto tra il IV e il III secolo A.C.
Verrebbe da chiedersi come mai un greco dopo 3/4.000 anni che la geometria si era già sviluppata in Egitto.
La risposta probabilmente sta nel fatto che essendoci in Grecia la "democrazia", era necessario a chi voleva farsi eleggere descrivere i propri programmi politici con "ragionamenti" logici, mentre in Egitto, sotto i faraoni, meno si ragionava e meglio si campava.
Da qui la necessità di sviluppare una dialettica logica e razionale, cioè "incontrovertibile" - la matematica è vera e lo è appunto perché non parte da alcun elemento (tranne questi pochi postulati) pregresso.
E' un ragionamento (a me piace vederlo così) privo in maniera assoluta di "pregiudizio" .. tutto quello che dico lo devo dimostrare e una volta che l'ho dimostrato è vero, semplicemente.
La geometria razionale di cui ci occupiamo si chiama appunto "EUCLIDEA" in quanto si fonda sui postulati enunciati da Euclide.
Esistono geometrie non euclidee, come la geometria iperbolica sviluppata da Lobachevskij o la geometria sferica di Riemann ( e quest'ultima la affronteremo al V anno perché è la geometria delle navigazione ortodromica, quella che si sviluppa su rotte abbastanza lunghe da non poter essere descritte soddisfacentemente su una cartina piana e che quindi devono essere sviluppate direttamente sulla sfera).
Nella figura a lato si vede un triangolo sferico in cui gli angoli alla base sono di 90° (i lati sono segmenti staccati sull'equatore e sui meridiani, che sono perpendicolari tra di loro) e in più l'angolo al polo di 70°, per cui in questo triangolo la somma degli angoli non è di 180° come abbiamo studiato alle medie e come dimostreremo più avanti per i triangoli piani nella geometria euclidea.
Di questi sostanzialmente sono importanti i primi due che dicono, in soldoni, che per due punti distinti passa una retta ed una sola, e che le rette sono di lunghezza infinita, oltre al fatto che (se ne deduce) tra due punti di una retta ve ne sono infiniti.
Il terzo ci da la definizione di cerchio.
Il quarto non ci dice nulla in più di quanto già non avessimo affermato con il postulato sull'eguaglianza.
Il quinto è il più interessante, in pratica ci dice che se due rette non sono parallele (e sono complanari, cioè stanno sullo stesso piano) da qualche parte devono incontrarsi, e che due rette parallele, invece, non si incontrano mai.
E' proprio escludendo questo quinto postulato che si sviluppano le geometrie non euclidee.
Ad esempio i due meridiani della figura qui sopra sono paralleli (all'equatore) ma finiscono per incontrarsi al polo.

Già che parliamo di cerchi, approfittiamone per dare qualche altra definizione:
il cerchio è la superficie contenuta nella circonferenza (che è quindi il perimetro), il raggio è la distanza tra il centro ed ogni punto della circonferenza, l'arco di circonferenza è un segmento circolare "tagliato" sulla circonferenza, il settore circolare è la superficie corrispondente all'arco individuata tra arco e i due raggi che lo delimitano.
Angolo al centro è un angolo che ha come vertice il centro, angolo alla circonferenza è un angolo che ha il vertice sulla circonferenza.

COROLLARI

I corollari sono deduzioni logiche che derivano in modo diretto da altri enunciati, che potranno essere teoremi (li vedremo nei prossimi capitoli) o , come in questo caso, postulati.
Ad esempio il primo postulato mi dice che tra due punti è possibile tracciare una ed una sola retta.
Vuol dire che se ho due punti A e B esiste una sola retta che li contenga entrambi.
Di conseguenza un'altra retta può contenere al massimo uno dei due punti ma non tutti e due.
Il corollario che ne consegue è:
DUE RETTE DISTINTE POSSONO AVERE AL MASSIMO UN SOLO PUNTO IN COMUNE.
Le rette possono essere viste come "insieme ordinato" di punti.
L'insieme si dice "ordinato" introducendo il criterio di "precedenza", cioè, presi due elementi qualsiasi, per le rette due punti, A e B, si può stabilire se A precede B o se B precede A.
Sono insiemi ordinati ad esempio l'insieme dei numeri naturali, ove è possibile stabilire che i numeri più piccoli precedono i numeri più grandi (ordine 1,2,3,4,5,6 ...) o un elenco in ordina alfabetico di persone (ad esempio il registro degli alunni di una classe) o ancora in ordine di prezzo di un tipo di merce (come a volte si vede negli scaffali dei supermercati).
Ovviamente un sistema ordinato può essere "letto" anche in senso opposto, dal più grande al più piccolo, mantenendo comunque un criterio di "ordine" tra i suoi elementi.
 

Diamo una definizione: definiamo PARALLELE due rette complanari (cioè che giacciono sullo stesso piano) e che coincidono o che non hanno alcun punto in comune.
Ne deriva, considerando il 5° postulato di Euclide, il seguente corollario:
Ne consegue che nel piano le possibili posizioni reciproche di due rette sono solo due:
  • RETTE INCIDENTI - hanno UN solo punto in comune
     
  • RETTE PARALLELE - hanno TUTTI i punti in comune (sono coincidenti) o NESSUN punto in comune
 

 

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