Il "motore" che permette le evoluzioni del tempo (caldo, freddo,
pioggia, vento ...) è il Sole.
A causa dell'inclinazione dell'asse terrestre (non mi soffermo più di
tanto su questo perché immagino la cosa sia nota a tutti) l'insolazione
non è omogenea durante l'anno.
Nella nostra estate l'emisfero Nord è maggiormente esposto ai raggi del
Sole, mentre il Sud è in "ombra".
Durante l'inverno, quando la Terra si trova nella posizione opposta, è
maggiormente esposto l'emisfero Sud e qui fa più freddo.
Sempre, comunque, i poli si trovano meno esposti rispetto alla zona
equatoriale.
In particolare notiamo che, dal momento che l'asse terrestre è inclinato
di 23°27' rispetto alla perpendicolare al piano dell'eclittica (l'orbita
terrestre), il Sole illumina in modo differenziato le zone che stanno
tra 0° e 23° 27' di Latitudine (Zone EQUATORIALI), le zone che stanno
tra 23°27' e 66°33' (Zone TEMPERATE) e le zone con latitudine superiore
a 66°33'.
In particolare vediamo dalla figura qua sotto, che il sole può essere
esattamente a perpendicolo (cioè "sulla testa" - si dice ALLO ZENIT) di
un osservatore che si trovi SOLO nelle zone equatoriali.
In particolare per chi si trova alla latitudine di 23°27' (TROPICO DEL
CANCRO a nell'emisfero Nord e TROPICO DEL CAPRICORNO nell'emisfero Sud)
avrà il sole esattamente sulla testa (allo ZENIT) solo a mezzogiorno del
21 Giugno (21 Dicembre nell'emisfero Sud).
Oltre i circoli polari (cioè 90° meno 23° 27' ovvero 66° 33' CIRCOLO
POLARE ARTICO nell'emisfero Nord, CIRCOLO POLARE ANTARTICO in quello
Sud) si vede come nello stesso giorno (21 Giugno - 21 Dicembre) il sole
illumini per 24 ore (non c'è notte) oppure non si veda affatto (non c'è
giorno) a seconda che ci troviamo nell'emisfero Nord o Sud.
Comunque la si giri i raggi del sole scaldano in modo diretto le zone
vicine all'equatore e arrivano più "obliqui" oltre i circoli polari e in
genere alle alte latitudini.
Quindi all'Equatore farà più caldo che ai Poli (e sin qui direi nulla di
nuovo). |
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Dal punto di vista della circolazione atmosferica, il sole
"scalda l'aria" che quindi diventa più leggera e "sale" .
Se la Terra non ruotasse avremmo una circolazione piuttosto
semplice:
All'Equatore l'aria calda "sale", ai Poli l'aria fredda
"scende", quindi avremmo una circolazione costante con aria che
va dai poli verso l'Equatore a bassa quota e aria che va
dall'Equatore ai poli in alta quota.
Ma la Terra ruota sul proprio asse, e come abbiamo visto (o
andiamo a vedere adesso) nel paragrafo dedicato alla
Forza di Coriolis questo
comporta che una massa d'aria che si sposti da Nord verso Sud o
viceversa venga "deviata" in senso ANTIORARIO nell'emisfero Nord
(e viceversa in senso ORARIO in quello Sud).
Di fatto, invece di una sola cella nell'emisfero Nord e una
nell'emisfero Sud la rotazione terrestre ci complica un po' lo
scenario, realizzando tre celle separate in ogni emisfero.
Le celle di HADLEY - che coprono dall'equatore sino a circa 30°
di latitudine, le celle TEMPERATE ( o di FERREL o di SHAPLEY) che vanno da
30° a 60° e quindi le celle POLARI.
Tra queste "celle" normalmente non dovrebbe esserci passaggio
d'aria.
Se la Terra fosse una palla da biliardo omogenea, queste celle
sarebbero animate da:
Alta pressione - le celle polari e le celle di Hadley tropicali
Bassa pressione - le celle di Ferrel temperate e la fascia
equatoriale
Come sempre avviene, però, nella realtà le cose non stanno così.
A causa della distribuzione non omogenea di terra e mare, e dei
rilievi (in particolare la Ande e l'Himalaya), la distribuzione
delle alte e basse pressioni è un po' più complicata.
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Nell'immagine è riportata la distribuzione media delle pressioni dal
2018 al 2021 - in questo modo si possono inquadrare le zone di alta e
bassa pressione più o meno permanenti.
Non sono situazioni fisse, ma diciamo molto comuni, e che influenzano in
modo marcato la circolazione prevalente. |
In line di massima
individuiamo (emisfero settentrionale o BOREALE):
- Una zona di alta pressione permanente in prossimità della
calotta polare
- Un'alternanza di alte e basse pressioni nella zona temperata: le
formazioni che più influenzano la regione europea sono:
- L'anticiclone delle Azzorre che è quello che espandendosi o
contraendosi maggiormente influisce sul clima nella nostra
regione
- L'anticiclone africano (instabile) che allontana dal
continente africano le correnti umide provenienti dall'Oceano
Atlantico e dall'Oceano Indiano, generando una fascia arida.
- L'anticiclone siberiano che è l'altro "motore" che alimenta
la circolazione sui Balcani e sino alle nostre regioni
adriatiche
- La depressione islandese
Queste zone cicloniche e anticicloniche variano considerevolmente
durante le stagioni e causano le condizioni meteo tipiche dei paesi
temperati, con alternanza di 4 stagioni, periodi di precipitazioni e
siccitosi variabili e distribuiti durante tutto l'arco dell'anno.
- Nella fascia equatoriale troviamo una zona di basse pressioni
permanenti che costituiscono il FRONTE DI CONVERGENZA
INTERTROPICALE e che "aspirano" aria dai tropici che a causa
della forza di Coriolis devia
verso Ovest, generando una fascia di venti costanti detti
ALISEI.
- Nell'emisfero AUSTRALE (quello meridionale) le cose sono
più "regolari". A causa dell'assenza di terre emerse nella fasce a
latitudine più elevata. la circolazione è più marcata e costante.
Superata la fascia di "calma" legata agli anticicloni meridionali:
- L'anticlone Mascarene nell'Oceano Indiano
- L'anticiclone dell'Isola di Pasqua nell'Oceano Pacifico
- L'anticiclone di Sant'Elena nell'Oceano Atlantico
- Ritroviamo una zona di bassa pressione che in pratica si estende
dal 40° parallelo Sud sino al polo Sud caratterizzando una fascia di
instabilità perenne con venti molto forti occidentali (i QUARANTA
RUGGENTI) e forti precipitazioni
- Sulla calotta polare non ritroviamo l'attesa cella di alta
pressione ma di nuovo condizioni instabili, con venti forti ma
praticamente assenza di precipitazioni (l'Antartide anche se
perennemente coperto di ghiaccio. a causa delle scarsissime
precipitazioni, può esser considerato a tutti gli effetti un
"deserto").
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Qua
Sopra una "carta barica", che riporta le pressioni rilevate al livello
del mare.
E' possibile individuare le zone cicloniche e anticicloniche - ricordo
che la circolazione dei venti è in senso ANTIORARIO intorno alle
depressioni (CICLONI) e - meno marcata - in senso ORARIO intorno alle
zone anticicloniche (nell'emisfero
boreale, in quello australe funziona al contrario). |
Infine, l'enorme massa d'acqua dell'Oceano Pacifico, nella zona
equatoriale, esposta ad insolazione intensa durante tutto l'anno, si
scalda e rappresenta una "riserva energetica" particolarmente intensa
detta "PISCINA CALDA DEL PACIFICO" che alimenta la circolazione
tropicale ed è causa dei forti venti e delle tempeste che interessano
quelle zone.
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LE CORRENTI A GETTO
o JET STREAM |
Le correnti a getto (o Jetstream) sono venti che
spirano in media a 150 km/h e sono state scoperte per caso dai
piloti militari della seconda guerra mondiale, i primi che
abbiano potuto volare ad alta quota.
Il 24 novembre 1944 un centinaio di bombardieri americani
B29 si avvicinavano a Tokyo volando tra gli 8000 e
i 10.000 metri, quando ad un certo punto i piloti si accorsero
che stavano viaggiando sui 720 km/h, 150 più della massima
velocità che i B29 erano in grado di raggiungere. Peraltro
questo fatto fece sì che delle mille bombe sganciate appena una
cinquantina finì sui bersagli.
In compenso gli aviatori, come dicevamo, avevano potuto
constatare che ad una certa latitudine nord (ma il fenomeno si
ripete, simmetrico, nell'emisfero australe) e ad una certa
altezza si entra in una violenta "perturbazione" che accelera
gli aerei in volo verso oriente e rallenta quelli in volo verso
occidente.
Accuratamente in seguito studiata con palloni sonda, questa
corrente, un colossale "fiume d'aria", si è rivelata larga
sui 300/500 km e spessa circa 3000 metri.
La quota della corrente a getto varia tra i 10.000 e i 14.000
metri e la velocità è in genere compresa tra i 95 e i 185
km/h, sebbene talvolta si siano misurate punte anche di 465
km all'ora.
Modelli matematici sviluppati al calcolatore hanno poi chiarito
che le jetstreams costituiscono un meccanismo essenziale per
trasferire ad alta quota l'energia termica dall'equatore verso i
poli. La loro alta velocità è dovuta essenzialmente a due
fenomeni:
- come sappiamo l'intensità dei venti è maggiore laddove è più
grande la differenza di pressione (gradiente barico).
Ora, la linea di separazione tra le principali masse d'aria
calda (tropicali, equatoriali) e fredda (polari) è sede di un
forte gradiente pressorio, che aumenta con la quota. Infatti la
pressione con la quota diminuisce più rapidamente nell'aria
fredda e così mano a mano che si sale, aumenta (a parità di
altre condizioni e a parità di quota) la differenza di pressione
tra le due masse d'ara che appunto separano il getto;
- conservazione del momento angolare: l'aria che
all'equatore ruota con la Terra, via via che si sposta verso i
poli aumenta di velocità, così come una pattinatrice gira su se
stessa più velocemente quando accosta le braccia ai fianchi.
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Le correnti a getto sono "fiumi d'aria" che
scorrono tra la troposfera e la stratosfera sui confini delle
celle meteorologiche.
Sono causate dalla differenza di temperatura, e quindi di
densità, delle masse d'aria appartenenti a celle diverse.
Sono sempre dirette da Ovest verso Est e possono raggiungere
velocità di diverse centinaia di km/h, senza peraltro generare
turbolenza (sono cioè veri e propri "fiumi d'aria" che scorrono
uniformemente, senza "rimescolamento" verticale, assente nelle
stratosfera).
Possono essere (e vengono) sfruttate dagli aerei che volano da
Ovest ad Est per diminuire notevolmente i tempi di percorrenza e
il conseguente consumo di carburante. |
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La loro origine risiede nella
presenza di discontinuità termiche sul piano orizzontale, una
intorno ai 30° di latitudine e una intorno ai 60°, in quanto
lungo tali fasce si fronteggiano masse d’aria con temperature
sensibilmente diverse. Nella parte settentrionale di tale fasce
la pressione diminuisce molto più velocemente con la quota
rispetto all'adiacente colonna occupata da aria calda, cosicché
in alta troposfera si crea un dislivello barico che da luogo a
correnti molto veloci, denominate rispettivamente
corrente a
getto polare
(la
più intensa) e
corrente a
getto sub-tropicale.
Queste correnti non seguono una traiettoria rettilinea ma sono
forzate a deviare dalle grandi barriere montuose. In questo modo
avvengono continui sconfinamenti delle masse d’aria polari e
sub-tropicali, con conseguenti irruzioni fredde verso Sud e
calde verso Nord. La corrente a getto acquista quindi ampie
oscillazioni meridiane con lunghezza d’onda dell’ordine dei
4000-10000 Km, ovvero le
Onde di
Rossby.
La scoperta delle correnti a getto ha influenzato negli ultimi
decenni le conoscenze relative all’origine e alla formazione dei
sistemi perturbati extra-tropicali. |
Nell'emisfero boreale le due correnti a getto maggiori, che soffiano da
ovest a est, si trovano sul confine tra le cellule polari e quelle
temperate.
Una terza corrente spira da est.
Nell'emisfero australe ci sono solo due flussi a getto, provenienti da
ovest.
La corrente a getto dell'emisfero
settentrionale sorvola il Canada, la Norvegia, la Finlandia, la Russia,
la Siberia e l'Alaska, spingendosi a volte più a sud e a volte più a
nord.
Non viaggia però in cerchio, ma per compiere il giro della calotta
terrestre percorre a seconda dei casi, 3, 4 ondulazioni, fino a 5, 6.
Seguendo il lungo percorso "a serpentina" un pallone sonda immerso nella
jetstream impiega circa due settimane per compiere una circumnavigazione
completa. Ma la corrente a getto non è solo importante per il volo
aereo:
numero e disposizione delle
ondulazioni determinano la tendenza stagionale su vaste regioni
temperate.
Con una corrente a getto a tre ondulazioni, per esempio, si ha di solito
un inverno mite su tutto l'emisfero settentrionale; d'estate le
sinuosità sono generalmente quattro.
Le variazioni della corrente a getto dipendono dal combinarsi di
numerosi fattori. Le Montagne Rocciose sono uno dei principali ostacoli
incontrati da questo fiume d'aria quando esso, occasionalmente, scende
di quota. Si deve proprio a tali montagne se talvolta le ondulazioni
passano da tre a quattro o da cinque a sei. La corrente a getto può
anche stabilizzarsi per periodi più o meno lunghi, determinando tendenze
climatiche alla siccità o alla piovosità relativamente persistenti in
alcune aree piuttosto che in altre.
Oltre alle grandi e ininterrotte correnti a getto appena descritte, ce
ne sono altre intermittenti. Due sono chiamate "polari
notturne" perché spirano ad alta latitudine,
oltre i circoli polari, durante i sei mesi bui dell'inverno. Vanno da
ovest a est e si trovano ad altissima quota. Un'altra corrente a getto
si forma durante l'estate nella tropopausa sopra l'Africa e l'Oceano
Indiano. È detta "corrente
inversa" perché scorre da est a ovest. A
generarla è il fatto che l'enorme massa d'aria sopra il continente
asiatico si riscalda così in fretta, all'arrivo del bel tempo, che per
un certo periodo essa è più calda della stessa aria sopra l'equatore.
L'inversione in quota del normale gradiente di pressione fa quindi
sorgere una forte corrente che è l'equivalente ad alta quota del
fenomeno costituito a livello superficiale dai monsoni.
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I FRONTI
METEOROLOGICI |
Come abbiamo detto, solo in teoria le masse d'aria confinate
nelle celle non si possono mischiare tra loro.
Nella realtà, a causa della diversa distribuzione delle
pressioni che variano continuamente, può avvenire che una massa
d'aria appartenente ad una cella vada ad invaderne un'altra.
Questa massa d'aria ha in genere caratteristiche di umidità e
temperatura differenti rispetto alle masse d'aria che incontra e
questo produce i seguenti fenomeni:Una massa d'aria fredda
(ad esempio proveniente da una cella polare) si sovrappone ad
una massa d'aria calda e umida (ricordo che la capacità
dell'aria di trattenere vapore d'acqua in soluzione è funzione
della temperatura, come meglio vediamo poi nel capitolo
successivo, per cui l'aria fredda in genere contiene meno
umidità dell'aria calda).
In questo caso l'aria fredda che arriva va a raffreddare l'aria
calda locale, che quindi non riesce più a trattenere in
soluzione il vapore d'acqua che condensa in microscopiche
goccioline d'acqua liquida (o cristalli di ghiaccio) diventando
visibile e formando delle nuvole (perturbazioni o meglio ancora
FRONTE FREDDO).
L'aria calda è meno densa di quella fredda, e quindi presenta un
attrito minore rispetto al suolo.
Per questo l'aria fredda riesce a sollevarla e a spostarla
facilmente, generando fenomeni meteorologici intensi ma di breve
durata.
- Pressione atmosferica. Prima del
passaggio avremo una diminuzione costante. Mentre il fronte
passa la pressione raggiunge il minimo e aumenta subito
dopo. Dopo che il fronte è passato aumenterà
gradualmente.
- Vento. Prima del passaggio il vento
varierà
- Da sud-ovest a sud-est nell’emisfero nord
- Da nord-ovest a nord-est nell’emisfero sud
- Mentre il fronte passa il vento
arriverà a raffiche anche importanti da direzione
variabile. Dopo che il fronte è passato il vento virerà
- Da nord a ovest o nord-ovest nell’emisfero nord
- Da sud a ovest o sud-ovest nell’emisfero sud
- Precipitazioni. Prima del passaggio è
normale assistere a brevi acquazzoni. Mentre il fronte sta
passando è certo che si scateneranno violenti temporali.
Dopo che il fronte è passato continuano per un breve periodo
gli acquazzoni seguiti da schiarite.
- Nubi. Prima del passaggio avvistiamo
cirri, cirrostrati, e cumulonembi. Mentre il fronte passa
rimangono i cumulonembi. Dopo che il fronte è passato
restano i cumuli.
- Visibilità. Prima del passaggio
visibilità abbastanza scarsa, presente anche foschia. Mentre
il fronte passa rimane scarsa ma comincia a migliorare. Dopo
che il fronte è passato la visibilità torna buona eccetto
durante gli acquazzoni.
- Umidità. Prima del passaggio è alta e
stazionaria. Mentre il fronte passa l’umidità effettua un
rapido salto. Dopo che il fronte è passato comincia a
decadere.
- Mare. Questo è il fronte di cui devi
aver paura e possibilmente cercare di non attraversare. Crea
zone di mare incrociato associato a forti raffiche di vento
oltre a piogge violente.
Oppure una massa d'aria calda e umida invade una zona più
fredda. L'aria calda si raffredda e anche in questo caso avremo
la condensazione del vapore d'acqua con la produzione di
goccioline visibili (nuvole - FRONTE CALDO).
- Pressione atmosferica. Prima del
passaggio avremo una diminuzione regolare. Mentre il fronte
passa la pressione subirà un livellamento. Dopo che il
fronte è passato assisteremo ad una leggera risalita con
conseguente discesa (il fronte caldo è in genere seguito da
un fronte freddo).
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- Vento. Prima del passaggio varierà
direzione
- Da sud a sud-est nell’emisfero nord
- Da nord a nord-est nell’emisfero sud
- Mentre il fronte passa il vento sarà variabile e
molto forte. Dopo che il fronte è passato la direzione
diventerà
- Da sud-sudest nell’emisfero nord
- Da nord-nordest nell’emisfero sud
- Precipitazioni. Prima del passaggio è
normale vedere grossi acquazzoni, neve, o anche pioggia fine
e fitta. Mentre il fronte passa la pioggia fine rimane. Dopo
che il fronte è passato generalmente svaniscono anche gli
eventi precipitativi ad esso associati, a volte resta uno
strascico di pioggia più o meno forte.
- Nubi. Prima del passaggio avvistiamo
cirri, cirrostrati, altostrati, nembostrati, seguito
da strati e foschia; in estate cumulonembi. Mentre il fronte
passa rimangono strati e qualche volta cumulonembi. Dopo che
il fronte è passato grandi schiarite con strati sparsi, e,
in estate, cumulonembi sparsi.
- Visibilità. Prima del passaggio
visibilità scarsa. Mentre il fronte passa migliora. Dopo che
il fronte è passato la visibilità torna buona anche se
rimane la foschia.
- Umidità. Prima del passaggio aumenta
regolarmente. Mentre il fronte passa l’umidità smette di
aumentare e si regola. Dopo che il fronte è passato aumenta
di nuovo e si stabilizza.
- Mare. Incrociare in mare un fronte
caldo significa combattere con vento forte e trovare
condizioni di burrasca.
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Come abbiamo detto in genere i "fronti" (le
perturbazioni) si generano in prossimità della separazione tra
celle.
Una depressione attira a se l'aria, che a causa della solita
forza di Coriolis si mette a ruotargli intorno in senso
antiorario.
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Come abbiamo già detto, il fronte freddo è
più veloce del fronte caldo.
Quando lo raggiunge i due fronti si uniscono e formano un "FRONTE
OCCLUSO". |
Si ha quando un fronte freddo, che in genere segue un fronte caldo, ma
ha una velocità di spostamento superiore, riesce a raggiungerlo formando
un fronte unico (terza figura). La linea che segna l’incontro tra i due
fronti prende il nome di occlusione e il nuovo tipo di fronte viene
chiamato fronte occluso. Esso presenta tre masse d’aria diverse.
Se l’aria che si trova davanti al fronte caldo è più fredda di quella
che si trova dietro al fronte freddo, sarà quest’ultima più leggera e
salirà sulla prima (nello scontro tra fronte freddo e fronte caldo
avremo in successione aria fredda-aria calda-aria calda-aria fredda,
quindi aria fredda-settore caldo-aria fredda). Si genera un’occlusione
calda, chiamata in questo modo perché il fronte al suolo è un fronte
caldo.
Se l’aria che si trova davanti al fronte caldo è meno fredda rispetto a
quella che di trova dietro il fronte freddo, sarà quest’ultima più
pesante e agirà come cuneo e solleverà la prima. Si genera un’occlusione
fredda, chiamata così perché il fronte al suolo è di fatto un fronte
freddo. Ognuno di questi fronti è accompagnato da uno complementare in
quota, rispettivamente freddo o caldo. Come nel caso dei fronti
“classici”, le caratteristiche della nuvolosità e delle precipitazioni
dipendono dal grado di instabilità dell’aria del settore caldo che
permane in quota. Nelle cartine del tempo il fronte occluso viene
indicato da una linea con triangoli alternati a semicerchi (unione di un
fronte caldo e un fronte freddo).
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